Simboli. Il castello Caracciolo di Montefredane

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

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Spicca nel panorama e domina la Valle del Sabato: è il castello Caracciolo di Montefredane, simbolo del paese e punto di riferimento per il territorio

Abbarbicato sull’estremità nord dell’abitato di Montefredane, il castello Caracciolo domina la valle del Sabato. Posto a oltre 600 metri di altezza sul livello del mare, è un monumento in simbiosi con il centro storico del paese. Innanzitutto perché ne rappresenta il fulcro storico e il simbolo indiscusso, poi perché totalmente immerso nell’abitato. Piazza Municipio infatti culmina con l’accesso alla roccaforte locale, che si raggiunge attraverso un piccolo portico ricavato da uno degli antichi torrioni del castello (oggi integrato nella Chiesa Madre del paese, dedicata alla Madonna del Carmine).

L’accesso principale, ricavato dalla torre campanaria della Chiesa Madre

Da aggiungere inoltre che il Castello Caracciolo si erge altresì a protezione del centro storico del paese: un suggestivo camminamento che si avventura nei vicoli retrostanti la roccaforte, in parte inibito al traffico degli automezzi e aggrovigliato proprio attorno all’antico maniero.

Il cancello d’ingresso del castello

Il nome del castello di Montefredane è associato alla famiglia Caracciolo, ultimi feudatari del paese. Ma la sua storia è molto antica, probabilmente risalente ai longobardi (che attorno alla fortificazione crearono il centro abitato) con il primo riferimento ufficiale, scritto e datato, risalente al 1152. Il castello viene infatti citato nel Catalogus Baronum redatto da Ruggiero il Normanno, un documento attestante le proprietà feudali in tutto il Regno di Sicilia, in cui si parla di Roberto de Tufo come proprietario. Ai De Tufo succedono le famiglie dei Baldini, dei Brancaccio, dei Ferilli, dei Gesualdo e dei Ludovisi. Nel 1650 il castello, intanto trasformatosi in dimora gentilizia, diventa proprietà di Francesco Marino I Caracciolo, la cui famiglia ne deterrà il possesso fino all’abolizione del feudalesimo (nell’agosto del 1806).

È proprio durante il periodo feudale, in particolare nell’Alto Medioevo, che il castello di Montefredane assume per il territorio un’importanza particolare, di natura principalmente strategica. Rientra infatti a far parte di un sistema difensivo che coinvolge altre roccaforti circostanti, dalla Torre angioina di Summonte al Castello di San Barbato a Manocalzati, passando per Tufo e appunto Montefredane. Un’ideale linea di sbarramento e soprattutto un fronte comune d’avvistamento sulla sottostante Valle del Sabato, grazie al collegamento visivo che dalle torri di vedetta di queste fortezze consentiva il controllo del territorio circostante.

L’anfiteatro, che si apre sulla sinistra appena varcato il cancello d’ingresso del castello

La struttura del castello montefredanese, in origine a pianta trapezoidale, era formata da quattro torri. Oltre a quella citata, corrispondente alla via d’accesso ricavata all’interno dell’odierna torre campanaria della Chiesa del Carmine, le altre due sono ben visibili: una quadrata, interna all’attuale struttura, un’altra circolare, esterna, a ridosso dell’antico abitato del paese. Imponente la cinta muraria, oggi perfettamente visibile, realizzata direttamente sulla pietra.

L’antica neviera

L’ottima opera di rifacimento della struttura l’ha resa totalmente fruibile, tanto che sono perfettamente visibili l’antica neviera, alcune cisterne per la raccolta dell’acqua e numerosi anfratti, alcune utilizzate forse come celle di prigionia, che danno una chiara idea della maestosità del complesso. Evidente, all’ingresso, il bell’anfiteatro, destinato a eventi culturali e manifestazioni, specialmente per dare risalto ad un’eccellenza locale come il Fiano di Avellino prodotto dalle numerose aziende locali.