La Mefite: luogo d’equilibrio tra i contrasti

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

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Esiste un posto perfettamente in equilibrio tra inferno e paradiso, tra gli inferi teorizzati dalla più aulica letteratura e il celestiale frutto dell’opera laboriosa delle sue genti. Qui, in questo limbo, risiede Rocca San Felice, provincia di Avellino, ma patrimonio dell’umanità.

Sacro e profano, antico e moderno, paganesimo e cristianità. Su questi e mille altri contrasti si regge il paesino della Valle d’Ansanto, che da tali dicotomie ricava la sua forza propulsiva capace di farla campeggiare spavalda su un catalogo di formaggi di qualità così come nell’Eneide di Virgilio. Una realtà che regala ai tanti turisti che la raggiungono ogni anno un’emozione speciale.

Raccontare Rocca San Felice è impossibile. Il miglior consiglio è di visitarla, di viverla. Per un giorno o per una vita poco importa. Perché in questo borgo con meno di 800 anime si concentrano alcune delle più autentiche testimonianze d’Irpinia. La cui scintilla va colta. Va vissuta.

Rocca è un vestito medioevale, una delle tante testimonianze antropiche susseguitesi nei millenni, è lotta tra credi, dai riti apotropaici alle cattedrali post-evangelizzazione, è il monumentale tiglio che dà il nome alla piazza principale (di cui vi ho già parlato qui), è l’armoniosa architettura urbana dei suoi palazzi storici, con i peculiari coppi disposti “a romanella”, è un polo culturale che non ti attendi, ricavato tra le abitazioni del centro storico, con spazi di condivisione, laboratori ed un museo civico, un tessuto imprenditoriale di matrice artigiana che regala prodotti unici, come il pecorino di Carmasciano e la pasta dell’Antica Maccheroneria fatta con grani locali di altissima qualità.

Ma è nella Mefite, il laghetto gassoso in continuo ribollire, che i contrasti si acuiscono ancor di più e l’equilibrio appare perciò ancor più sorprendente. La Mefite è un tratto di paesaggio lunare che buca d’improvviso la rigogliosa natura circostante. L’effetto “ebollizione” delle sue acque è frutto della risalita di gas in superficie provenienti da una grande camera di combustione posta a oltre 10 chilometri sotto terra. Si tratta di anidride solforosa, una sostanza che se inalata diventa pericolosissima, creando un effetto anestetizzante e potenzialmente letale.

La mefite vista da sotto

Fortunatamente l’anidride solforosa è un gas molto pesante, che tende a concentrarsi in basso, al massimo a 50 centimetri dal livello del suolo. Ecco perché è il vento il miglior alleato di chi, solo se accompagnato da esperti e con gli accorgimenti adatti, decide di lambire il laghetto mefitico. Quando il vento soffia il pericolo è minore, mentre chi se la passa peggio sono gli animali, frequenti vittime dei gas esalati (la Mefite ha il primato di produrre la più alta fuoriuscita dal sottosuolo di anidride carbonica al mondo). Per i malcapitati animali che rimangono vittima delle esalazioni, il destino è rimanere mummificati, per una visione macabra ed insolita al tempo stesso.

Carcassa mummificata
La carcassa di un cane mummificata

Attorno al lago il paesaggio è spettrale. Il contrasto tra la vita delle piante circostanti (come le ginestre ansantiche o le gramigne dal verde intensissimo perché ricche di ferro) e la terra brulla fa un effetto straniante. Ma è un altro segnale di un luogo in totale antitesi con se stesso. Perché la Mefite sa essere anche benefica. A partire dalle forme di vita batterica, oggetto di studi costanti, ritrovati nelle sue acque, fino al fango termale prodotto, connubio del valore disinfettante dello zolfo, dell’abbondante ferro e del gesso, ottimo per le ossa (in tempo passati la Mefite era meta di flussi di turismo termale provenienti anche da fuori regione) fino alla coloratissima polvere di roccia ricavata dagli artisti locali  frutto dell’erosione dovuta all’anidride solforosa, la Mefite non è solo inferno, morte e desolazione.

Mefite e fiume Fredane

Durante il mio viaggio esplorativo alla Mefite ho avuto modo di incontrare il più grande testimonial del fatto che questo luogo sia soprattutto un luogo dalle virtù benefiche. Ai bordi del laghetto, immagine insolita per qualsiasi visitatore, a contrasto (ancora una volta!) coi cartelli che avvertono di stare alla larga, ho conosciuto un simpatico professore di provincia, dal sorriso costante e la parlantina rapida. Grazie alle acque gassose del posto, con cui ha un rapporto diretto e privilegiato da oltre un trentennio, il professore ha ovviato agli antibiotici e a tutta la medicina tradizionale, che tra l’altro per la sua condizione risultavano inefficaci, soltanto grazie agli effetti benefici della Mefite, diventandone così uno dei più assidui frequentatori.

il professore seduto alla mefite
Sulla destra una “seduta” contemplativa del professore

Da ogni contrasto un equilibrio. In un gioco continuo di forze contrapposte che sfociano in una solidità sorprendente. Quella che rapisce chiunque visiti la Mefite e Rocca San Felice, una gemma irpina che resiste e risplende.

È de l’Italia in mezzo e de’ suoi monti una famosa valle, che d’Amsanto si dice. Ha quinci e quindi oscure selve, e tra le selve un fiume che per gran sassi rumoreggia e cade, e sì rode le ripe e le scoscende, che fa spelonca orribile e vorago, onde spira Acheronte, e Dite esala” (Virgilio, libro VII dell’Eneide)”