Il tradizionale Giglio di grano di Flumeri

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

Flumeri - Giglio - Campo del Giglio (2)

Fede e pratiche agricole in una commistione che ogni agosto vede protagonisti Flumeri e la sua popolazione

Il giglio di grano di Flumeri è uno dei più grandi eventi in Irpinia, tra le prestigiose “feste del grano” riconosciute a livello nazionale. Un evento manco a dirlo di aggregazione comunitaria, con una lunga preparazione che impegna tutta l’estate dei flumeresi.

Il giglio in piedi

Il giglio innalzato, pronto per la tirata (foto: Fanpage “Il giglio di Grano – Flumeri”)

Il giglio è un obelisco alto circa 30 metri e formato da 7 piani, di cui 5 rivestiti con pannelli decorativi realizzati con grano e paglia intrecciati. Si tratta di un’offerta votiva a San Rocco la cui tradizione risale ad almeno cinque secoli fa, quando il paese venne risparmiato da un tremendo terremoto, si crede per intercessione del Santo di Montpellier. Le prime rudimentali manifestazioni di devozione hanno pian piano ceduto il passo ad un rituale sempre più organizzato e suggestivo.

San Rocco

Oggi il giglio di Flumeri rappresenta una profonda commistione tra rurale, devozionale ed artistico. Parte ad inizio luglio con la scelta delle migliori spighe di grano, organizzate in gregne (fasci molto grandi). Segue il montaggio della struttura e tutta la lavorazione che porta alla creazione dei matt’l (mazzetti di spighe immersi in acqua per diventare modellabili). Questi ultimi vengono trasformati in catene (gli elementi che completeranno il giglio) dopo aver intrecciato per ogni pannello un disegno che varia ogni anno.

Uno dei pannelli

Molti sono i personaggi, ossia i ruoli che orbitano attorno alla realizzazione del giglio. Dopo la mietitura e le prime fasi, tutto il paese è coinvolto. Tutti sanno che l’obelisco di San Rocco ha bisogno di lavoro. Senza turni precisi, senza orari né regole, i carristi si riuniscono per dar vita a un lavoro duro e stancante che dura settimane. Uomini, donne e ragazzini in maniera totalmente incondizionata. In particolare questi ultimi hanno un ruolo importante per il Giglio di grano di Flumeri. La responsabilità dei pannelli ricade sulle nuove generazioni, in un processo che contemporaneamente li coinvolge e li responsabilizza, fidelizzandoli di fatto alla tradizione.

Uomini al lavoro

Nella serata di Ferragosto, infatti, si tiene il cosiddetto “Palio del giglio“, una sorta di contest nel quale sono coinvolte 5 squadre di giovani artisti: la puca nera, la ruota, la carretta, la spiga e il curmodoro. Ogni team, composto da un numero variabile di elementi, prova a realizzare il piano artisticamente più bello, attraverso l’utilizzo di spighe intere, tosate, curmi (steli della pianta del grano duro) e graliti (steli dell’avena selvatica). Il vincitore avrà l’onore di portare il gonfalone di San Rocco durante la processione del giorno successivo (oltre ad una targa ricordo).

Altro vantaggio per i vincitori è la possibilità di scalare le gerarchie nella realizzazione dei piani negli anni successivi. Sì, perché non tutti i piani sono importanti allo stesso modo. Quello più prestigioso, il primo, è quello più in basso, perché più visibile, ma soprattutto dotato di una superficie maggiore sulla quale poter lavorare e con la possibilità di creare disegni più articolati e complessi.

Un componente di una squadra

Nonostante i preparativi partano molto prima, tutto il lavoro dei flumeresi culmina nel mese di agosto, quando la comunità accoglie migliaia di persone per assistere ad un rituale di grande fascino. I momenti cardine dell’evento sono tre, a cominciare dalla cosiddetta alzata dell’8 agosto. In questa occasione il giglio viene posto in verticale, innalzato su una carretta attraverso la sola forza delle braccia.

Il coordinamento delle persone, ad opera della voce, avviene senza l’ausilio di nessun altro strumento se non la devozione e l’amore per la tradizione. Scale, funi, pali e forconi gli unici strumenti che al tradizionale grido di “Oh, Forza!” consente di raggiungere l’agognata alzata. Gli strappi con le braccia permettono finalmente alla carretta di porre le ruote a terra e il resto lo fanno le funi. Il giglio di Flumeri si mette in verticale: è tra i momenti di massima gioia per la popolazione, un trionfo della collettività, l’inizio di un nuovo capitolo della tradizione flumerese.

L’alzata procede con brevi strappi

Il giorno di ferragosto l’obelisco parte da Campo del Giglio e arriva presso la Chiesa del santo patrono. È la cosiddetta tirata, durante la quale il timone della tipica carretta è attaccato ad un motore (che ha soppiantato l’utilizzo dei buoi) che la traina a destinazione, mentre i flumeresi guidano il giglio tramite le funi. È il culmine dell’intera manifestazione. Un incedere lentissimo, che ha come destinazione via Olivieri, nei pressi della Chiesa di San Rocco. A fare da chiassosa ed incontenibile cornice lungo i circa 700 metri di tragitto sono i canti, i balli e i tamburi dei giovani locali. Al termine della giornata viene proclamata la squadra vincitrice del Palio.

la tirata

Il 16 agosto il rituale raggiunge l’apice dei festeggiamenti religiosi. È l’atto conclusivo, è il giorno della processione di San Rocco. La statua del santo viene portata a spalla lungo le principali vie del paese, preceduta dal gonfalone issato e trasportato dalla squadra che ha vinto il palio del giorno prima.

Attorno a questi macro eventi, migliaia di piccole sfumature, in cui si confondono senza soluzione di continuità antiche tecniche contadine e profonde liturgie devozionali. Ma soprattutto un senso d’appartenenza comunitario che richiama i flumeresi da tutto il mondo.

Il giglio di grano di Flumeri inaugura un ciclo di eventi che prosegue con il Carro di Fontanarosa del 14 agosto, la tirata dei carri covoni di Frigento (15 agosto), il giglio di Villanova del Battista (27 agosto) e si conclude il terzo sabato di settembre con il Carro di Mirabella Eclano. Tutte espressioni differenti di una passione comune (l’elenco completo si trova qui), tutte risorse culturali e potenzialmente turistiche che, specie se messe a sistema, meriterebbero la certificazione Unesco.

Emozioni da provare in prima persona, almeno una volta nella vita. Questo piccolo resoconto è in realtà un invito a visitare la bella e accogliente realtà di Flumeri per vivere emozioni che foto, video o articoli non potranno mai restituire fedelmente.

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