Ciliegie d’Irpinia: un viaggio tra le cultivar del territorio

Carmine Cicinelli

Carmine Cicinelli

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Da sempre simbolo di inizio estate, sono molte le varietà di ciliegie in Irpinia tra IGP, PAT e cultivar antiche che influenzano economia e paesaggio

La ciliegia è il frutto più tipico di questo periodo dell’anno, quello che da sempre annuncia l’estate. Dalla fine di maggio lentamente i graziosi fiorellini bianchi lasciano spazio al rosso più o meno intenso dei frutti. In Irpinia da secoli questo frutto riveste una grande importanza: sono circa 1000 gli ettari coltivati a ciliegio, con una produzione che rappresenta circa il 25% di quella regionale ed una varietà di cultivar davvero interessante (così come per le mele irpine).

Vediamo quante sono e che caratteristiche hanno le ciliegie in provincia di Avellino.

Un ciliegio in fiore

Riconosciuta dalla Regione Campania come PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) è la ciliegia San Pasquale quella che matura prima. Non a caso il nome è legato al periodo in cui è possibile cominciare a raccoglierla, ossia dal 17 Maggio, giorno in cui si ricorda San Pasquale Baylon. È una data orientativa che indica come questa cultivar, tipica dei territori di Melito Irpino, Bonito, Grottaminarda e Ariano Irpino, sia particolarmente precoce. Sul piano organolettico non ha particolari peculiarità: di colore rosso e grandezza media, è la classica ciliegia da consumare fresca.

Un frutto antico, che sopravvive in pochi alberi, sparsi sul territorio attorno alle campagne di Taurasi, ma che si trova fino ad Ariano Irpino, è la ciliegia maiatica PAT. La particolarità sta in una polpa bianchissima, che contrasta con il colore della buccia, che va ad un rosso più carico nella parte più esposta al sole fino ad una gradazione aranciata.

Tra Ariano Irpino e Montecalvo Irpino cresce un altro prodotto PAT, la Ciliegia melella: polpa soda, chiara, compatta, solitamente trasformata in conserva. E sempre a Montecalvo Irpino importante era la presenza della cosiddetta cerasa de la signora, una cultivar che abbondava in tutto il territorio comunale del paesino della Valle del Miscano e non solo (secondo alcune fonti probabilmente le ciliegie più diffuse in Irpinia). La grande abbondanza di questo frutto fino a qualche anno fa caratterizzava il paesaggio, tanto che nel mese di giugno inerpicarsi da queste parti significava solcare zone in cui gli unici colori ad alternarsi erano il verde delle foglie ed il bianco tipico dei fiori. Oggi la Ciliegia della Signora è una cultivar che è possibile ritrovare in molte altre zone, pur essendo quasi scomparsa, soppiantata da colture ritenute più remunerative, ma soprattutto vittima della caduta della domanda a causa di alternative (soprattutto estere) più a buon mercato. Dolce, di pasta bianca, utilizzata soprattutto per la lavorazione industriale, viene ancora coltivata in maniera naturale, senza nessun trattamento né sulla pianta, né sul frutto.

Il marchio della Ciliegia IGP di Bracigliano

Nonostante il nome richiami un comune del salernitano, dove rappresenta una vera istituzione, la ciliegia di Bracigliano è un prodotto molto importante nell’area Sud Occidentale dell’Irpinia al confine con la valle dell’Irno. Sotto questa denominazione, insignita recentemente della certificazione IGP, rientrano anche le varietà palermitana e la pagliaccia (presenti nei comuni di Montoro, Forino, Contrada e Moschiano). Il riconoscimento europeo suggella una fama ed una diffusione che sono figlie del forte impatto sul territorio e della relativa incidenza economica (non a caso nel disciplinare si parla di ciliegia dalla “forte reputazione maturata nel tempo”).

Sempre nel territorio di Forino, relativamente recente è l’introduzione della ciliegia Baron Picella, tra quelle più succose in assoluto, molto invitanti, con il colore granato e le dimensioni più grandi della media.

Tra le altre ciliegie d’Irpinia da segnalare la varietà tenta, nel serinese, affiancata dalla ciliegia imperiale, protagonista di una festa annuale a Santo Stefano del Sole, in cui il risotto alle ciliegie è diventato un piatto molto apprezzato per la sua originalità. La ciliegia imperiale, la più tardiva in assoluto (pronta nella seconda metà di giugno), è un’importante presenza anche in Valle Caudina, in particolare a Cervinara, dove nelle annate più floride il paesaggio ne è gradevolmente influenzato. Sempre in Valle Caudina, dal colore rosso scuro e con puntini gialli, insiste l’antica cultivar della ciliegia gambacorta. Infine il territorio del baianese è caratterizzato dalla ciliegia del monte, il cui frutto è riconoscibile per il colore rosato con punteggiatura gialla piuttosto evidente. Questa cultivar matura a fine maggio e a differenza delle altre ha una consistenza croccante, pur rimanendo succosa.

Buona parte delle ciliegie dell’Irpinia allieta i fine pasto e le calde serate estive, destinata cioè al consumo finale, seppur una buona parte venga impiegata nell’industria alimentare, per la produzione dei classici cioccolatini ripieni e delle sempre più rare ciliegie sotto spirito. Purtroppo la stagione non è però iniziata nel migliore dei modi, tanto che i primi dati parlano di un calo del 40% della produzione per via delle troppe piogge e delle forti grandinate che hanno caratterizzato il mese di maggio. La ridotta produzione porterà ad una minore quantità di ciliegie nostrane disponibili, ferma restando l’immutata, indiscussa qualità.